Tuesday, December 1, 2015

Empty space



Image by TheBrokenInAGlory (from Wikipedia)
One of the things that fascinate and challenge me as a wannabe writer is empty space. Not the empty page, not writer’s block, because full-time moms who write in the middle of the night can’t afford such luxuries. But the empty space that you leave for the reader’s own imagination. Saying just enough, but not too much.

Una delle cose che mi affascinano e che mi stimolano come scrittrice aspirante è lo spazio vuoto. Non la pagina vuota, non il blocco dello scrittore, perché le mamme a tempo pieno che scrivono a notte fonda non si possono permettere tali lussi. Ma dico lo spazio vuoto che uno lascia alla fantasia del lettore. Cioè il dire abbastanza ma non dire troppo.

I get frustrated when a book or movie I’m engaged in builds me up to a first kiss between two people and then skims over it or zooms out. I’m one of those people who want to know what a first kiss actually feels like and tastes like to the writer or director, so that I can explore our shared humanity – or our individuality. So when I write I like to delve into that kind of gritty detail.

Mi sento frustrata quando un libro o un film che mi coinvolge, arrivato il momento fatidico del primo bacio tra i due personaggi, lo sfiora appena o addirittura zuma all’indietro. Io sono una di quelle persone che vogliono conoscere da vicino l’esperienza emotiva e gustativa del primo bacio di uno scrittore o un regista, in modo tale da poter riflettere sulla nostra comune umanità – o sulla nostra individualità. Allora quando scrivo mi piace immergermi in simili dettagli, nudi e crudi.

But in other areas I try to practice empty space. After bombarding my reader with descriptions – of first kisses, winding streets, roasting peppers – I try to pull back and let the reader feel what they feel, and not what I tell them to feel. Sometimes less is more.

Ma in altri casi mi esercito a creare lo spazio vuoto. Dopo aver bombardato il mio lettore di descrizioni – di primi baci, di strade serpeggianti, di peperoni arrostiti – cerco di trattenermi e lasciare che il lettore senta quello che sente, e non quello che gli dico io di sentire. A volte meno vuol dire di più.

One basic way is to wrap up a scene with a line of dialogue, such as: “Who’s that?” “Just a friend.” Although I make no further comment, the reader might feel the lie in those words just a friend, or perhaps experience tension or pride or something else that I haven’t even imagined. Just as there are a thousand different ways to write something, there are a thousands different ways to write nothing.

Un modo semplicissimo per farlo è concludere una scena con una battuta di dialogo, per esempio: “Chi è?” “Soltanto un amico.” Nonostante non faccio nessun altro commento, il lettore potrebbe percepire la bugia in quelle parole soltanto un amico, o magari provare tensione o fierezza o qualche altra emozione che non ho nemmeno previsto. Proprio come ci sono mille modi diversi per scrivere qualcosa, ci sono mille modi diversi per scrivere niente.

It’s a dance between writer and reader surely written about in a whole bunch of books on creative writing that I’ve never read. It’s that tango that reminds me I’m not truly alone at the computer at night.

È un ballo tra scrittore e lettore che è sicuramente descritto in un sacco di libri sulla scrittura creativa che non ho mai letto. È quel tango che mi ricorda che non sono ineffetti sola al computer di notte.

But it’s also more than that, than just creating room for imagination. To me, it’s the magic that happens not in the words but in the lines between the words. Although words have led you there, it’s a place beyond language. It’s a delicious silence, an electric spark that you can see and feel for just a fraction of a second but that you’ve been waiting for all day, all year, maybe even longer. It’s that nearly invisible thread where the sea meets the sky – it looks like nothing but, if you’re lucky and if the conditions are just right, it is there that you might see the dying sun squeezed into a tiny drop of green light.

Ma non si ferma là, allo spazio che lo scrittore dà all’immaginazione del lettore. Secondo me, è la magia che succede non nelle parole ma nelle righe tra le parole. Anche se le parole ti ci hanno portato, è un posto al di là del linguaggio. È un silenzio delizioso, una scintilla elettrica che puoi vedere e sentire solo per una frazione di secondo ma che hai aspettato tutto il giorno per vedere, tutto l’anno, forse anche più a lungo. È quel filo quasi invisibile dove il mare s’incontra col cielo – non sembra niente di che, ma se sei fortunato e le condizioni sono giuste, è lì che potresti vedere il sole morente compresso in una minuscola goccia di luce verde.

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