Tuesday, November 21, 2017

Il sole di Napoli / The sun in Naples


(Foto di Eunice Franchi www.viaggiatore.com)
Il sole di Napoli è oro liquido. C’è chi ha, e chi non ha. Il centro storico ne ha poco per difetto di nascita, e abitarci è come stare chiusi dentro una casa di carte. Balconi e lenzuoli appesi sono accatasti uno sopra l’altro oscurando il cielo. I palazzi quasi si appoggiano l’uno all’altro e, come se non bastasse, sono legati insieme da cavi elettrici e panni stesi e traiettorie di dialetto insofferente. È un buio genetico, non esiste una cura.


The sun in Naples is liquid gold. There are the haves and the have-nots. The historical center, by its very being, has very little of it, and living there is like being inside a house of cards. Balconies and hanging sheets are stacked one upon the next blocking the sky. The buildings very nearly lean into each other and, if that weren’t enough, they’re tethered together by electrical wires and laundry and trajectories of dialect between fed-up neighbors. It’s a genetic darkness, there’s no cure.

Ai piani inferiori si sta come in una sala d’attesa. La luce fluorescente presta un alone anemico ai mobili, esagera la rozzezza dei lineamenti. Ti toglie l’abbronzatura, la bellezza, la dignità umana. Senza la meridiana del sole, non sai mai che ore sono, e l’umidità ti accarezza le ossa con le sue gelide mani nodose. La giornata che passa è un’opportunità persa, come una dormita pomeridiana dalla quale ti risvegli stordito e pentito.


Homes on the lower floors are like waiting rooms. The fluorescent lights bathe the furniture in an anaemic glow and highlights your worst features. It robs you of your tan, your beauty, your human dignity. Without a sundial to go by, you never know what time it is, and the dampness strokes your bones with its cold, knobbly hands. The day wastes away, a missed opportunity, like an afternoon nap that you wake up from full of confusion and regret.

Ma già al terzo piano l’attesa è premiata. Una volta al giorno arriva il sole, come un amante che mantiene la sua promessa, posando sul tavolo della cucina una barra di oro puro. È un regalo che ti ricorda che vivi in una città dove come per incanto piove solo di notte, dove il mare sembra argento e le palme ananas, e dove la gente va in giro con un tesoro racchiuso nel petto. È la conferma abbagliante di tutto ciò che intuivi sin dal primo momento: che Napoli è il segreto meglio custodito al mondo. Ma prima di poterlo intascare, quell’oro si è già sciolto, slittato sulle mattonelle e storpiato in un rombo frastagliato, rosicchiato dal buio. La pepita che rimane ti vola dalle mani come una lucciola.

But already on the third floor, your patience is rewarded. Once a day the sun turns up like a lover who keeps a promise, laying a bar of pure gold on your kitchen table. It’s a gift that reminds you that you’re living in a city where magically it rains only at night, where the sea looks like silver and the palm trees like pineapples, and where people walk around with a treasure hidden in their chests. It’s dazzling confirmation that everything you sensed about Naples from the beginning was true: it’s the best kept secret in the world. But before you can pocket that gold, it slips off onto the tiles on the floor, warping into a rhombus whose edges are gradually eaten away by the darkness. The tiny nugget that’s left flies out of your hand like a firefly.

Agli ultimi piani, in cima a sei o sette aerobiche rampe di scale, il sole abbonda per chi ne ha meno bisogno: studenti universitari fuori sede e altri fricchettoni sani di corpo (e un po’ meno di mente) che fanno una vita da vampiri. Il sole è sprecato su di loro come pure la giovinezza. Ma prima o poi la luce del sole abbandona anche l’ultimo piano abusivo, scorrendo sulle facciate dei palazzi come un’aranciata succhiata da una cannuccia. Alla fine resta solo aria. Ma non ti preoccupare, domani rivedrai il sole di Napoli, il più bello di tutti i soli, privo di filtri e carico di speranze. Perché il sole, come il napoletano, si rialza sempre.
On the top floors, at the end of six or seven aerobic flights of stairs, there’s plenty of sun for the very ones who don’t need it: out-of-town university students and other freaks who are healthy in body (but less so in spirit) and who live like vampires. The sun, just like their youth, is wasted on them. Yet sooner or later the sun deserts even the top floor, sliding up the facades of the buildings like orange soda being sucked up through a straw. In the end, all that’s left is air. But don’t worry, tomorrow you’ll see the sun that shines over Naples, the most beautiful of all suns, unfiltered and burning with hope. Because the sun, just like Naples itself, always rises again.

2 comments:

  1. Bellissime immagini, dove ritrovo la luce e l'odore della mia città dove non vivo più dal 90'.

    ReplyDelete
  2. Grazie, Napoli rimane sempre nel cuore...

    ReplyDelete