Salvador Dali's Basket of Bread, 1945 |
Se sei un po’ come me, ti innamori di parole particolari.
Un colpo di fulmine che ti penetra nel profondo, che esprime la tua vera
essenza come nessun’altro sa fare e che, col tempo – man mano che ti abitui ad
usare la parola nel discorso parlato e scritto – si dissolve in un affetto familiare
e un po’ sciatto, come un vecchio tatuaggio.
Here’s my
latest crush: concludente. More than just “conclusive,” it’s used in Italian to
describe a person who sets goals and then reaches them, who brings things to
their conclusion. Sometimes to this tired mom, despite the iron supplements, Concludente
seems like Everest. But the alternative is to be inconcludente. A quitter.
Ecco l’ultima cotta che ho preso: il termine concludente.
Non corrisponde davvero a “conclusive” in inglese, quando si usa per parlare di
una persona che fissa degli obiettivi e poi li raggiunge, che li porta a
conclusione. A volte agli occhi stanchi di questa mamma, nonostante gli
integratori di ferro, Concludente sembra piuttosto Everest. Ma l’alternativa è
essere inconcludente. Un perdente.
I
generally think of myself as concludente. After all, I’ve travelled, finished a
Master’s degree, forged life-long friendships, carried through two pregnancies,
worn my shoes until there was nothing left of the soles. But this may be only because
I’ve led a privileged life, for I fear that I have an underlying tendency to be
weak and inconcludente.
In linea di massima mi considero una persona concludente.
Dopo tutto, ho viaggiato, ottenuto la laurea, stretto amicizie longeve, portato
a termine due gravidanze, indossato le mie scarpe finché non si consumassero le suole. Ma è possibile che tutto
ciò sia dovuto semplicemente al fatto di aver avuto una vita privilegiata: ho
il terrore che sotto sotto io abbia la tendenza invece ad essere debole e
inconcludente.
I often
leave the last bite of my sandwich. Why? I suddenly feel that I’m just so unbearably
full I couldn’t possibly continue eating. Or I leave the last clothes to fold
in the laundry basket. A bone-deep ennui sweeps over me until I just can’t bear
sitting there matching those last two socks and folding that last t-shirt. And
every time as I walk away, from that sandwich, those socks, I’m battling within
myself and wondering why I choose to sabotage something that I could so very
easily bring to a neat conclusion. And if I can’t finish a sandwich, then how
am I ever going to publish a book?
Spesso lascio sul piatto l’ultimo boccone del mio panino.
Come mai? Perché all’improvviso mi sento così insopportabilmente strapiena che non
tollero l’idea di continuare a mangiare. Oppure abbandono gli ultimi panni da
piegare nella cesta del bucato. Mi viene un’insofferenza fino al midollo per
cui non sopporto di stare seduta lì ad abbinare l’ultimo paio di calzini e
piegare quell’ultima maglietta. E ogni volta che mollo quel panino, quegli
calzini, c’è una lotta interiore: mi chiedo perché scelgo di sabotare una cosa
che con estrema facilità potrei portare a termine. E se non riesco a finire un
panino, come farò mai a pubblicare il mio romanzo?
I love words. I love how they make me
feel, how I can connect with other people through them to explore the human
condition. Writing is a big deal to me; other than being a mom, it may even be
my purpose in life. And right now, more than ever, with my manuscript so
polished and yet so meaningful, I must be concludente. I have to overcome my
fear of further rejection, nausea and self-loathing and take that very last
bite. I have to keep reminding myself that I’m not alone, that all of you are
with me on this journey.
Adoro le parole. Adoro le sensazioni che mi regalano e
come riesco a trasmetterle poi ad altri attraverso un’esplorazione della condizione
umana. Scrivere per me è una cosa importante; dopo i figli è forse la mia
ragione di vita. E adesso più che mai, con il mio manoscritto così eloquente ma
allo stesso tempo di un certo peso, devo dimostrarmi concludente. Devo superare
la mia paura di ulteriori rifiuti, della nausea, e dell’auto-disprezzo, e mangiare
quell’utimo morso. Devo continuare a ricordarmi che non sono sola, che tutti voi
mi state accompagnando lungo questo cammino.
This
week thank you in particular to fellow traveller Daniela Barbieri (http://aromaapiedi.blogspot.co.nz/), for your
support, for being somehow once more, even at a great distance, on my same
wavelength. I have no words.
Questa settimana grazie in particular modo a Daniela
Barbieri (http://aromaapiedi.blogspot.co.nz/), compagna di viaggi, per il suo sostegno e per essere stata, ancora
una volta e nonostante le distanze geografiche che ci separano, sulla mia stessissima
lunghezza d’onda. Non ho parole.
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