Saturday, September 10, 2016

Writing rainbows

Let’s be honest, I only blog when I feel the inspiration. And when I have a computer.

Diciamoci la verità, scrivo nel blog solo quando mi viene l’ispirazione. E quando ho un computer.

A couple weeks ago my three-old-year decided that my laptop needed watering. Because computers are like flowers; they need to grow. Because they get hot and like to cool off in the shower. Because they make a really cool sound when they get watered.

Un paio di settimane fa mio figlio di tre anni ha deciso che il mio portatile aveva bisogno di essere innaffiato. Perché i computer sono come i fiori; devono crescere. Perché sentono il caldo e vogliono rinfrescarsi sotto la doccia. Perché fanno un verso fichissimo quando li innaffi.

The sound is somewhere between a hissing snake and a huge bag of potato chips getting thrown across the room. Or a cross between squid rings sizzling in a deep-fryer and a lightning storm zapping all the power out of the neighbourhood. Then silence, and total darkness.

Il rumore è una via di mezzo tra il sibilo di un serpente e un enorme pacco di patatine che viene scaraventato dall’altra parte della stanza. O un incrocio tra lo sfrigolio dei calamari nell’olio bollente e un temporale con fulmini che fa mancare la corrente in tutto il vicinato. Poi silenzio, e buio totale.

First I couldn’t speak. Then I got really loud. And then for the next ten days my aimless hands, so accustomed to typing brilliant ideas, surrendered to housework. Soups bubbled on the stove, laundry got stacked in neat little piles. The toilet bowl sparkled, almost winked. And I hated every minute of it.

All’inizio non riuscivo a parlare. Poi ho ritrovato la voce, eccome. E poi per i seguenti dieci giorni le mie mani inutili, così abituate a battere sulla tastiera idee geniali, si sono arrese ai lavori domestici. Minestre sobbollivano sui fornelli, i panni erano piegati e accuratamente impilati. La tazza del gabinetto splendeva, quasi ammiccava. E ne ho odiato ogni singolo istante.

Finally, a new computer turned up and the house reverted back to its old self. And my little boy took a shining to a new toy: a Jurassic keyboard, his “computer.” Yesterday on our way to see friends, he insisted on taking it with him in his carseat, so as I buckled him in I showed him where the numbers were and where the letters were.

Finalmente un nuovo computer è comparso e la casa è ritornata in sé. E mio figlio più piccolo si è fissato con un nuovo giocattolo: una tastiera giurassica, il suo “computer.” Ieri, uscendo di casa per andare a trovare degli amici, ha insistito nel portarlo con sé nel seggiolino auto, e allora mentre gli allacciavo la cintura di sicurezza gli ho fatto vedere dove si trovavano i numeri e dove invece stavano le lettere.

“Is this a snake?” he asked, in Italian, pointing to the space bar.

“È un serpente?” mi ha chiesto, indicando la barra spazio.

As I drove, he began typing vigorously. “What are you doing, honey?”

Mentre guidavo, si è messo a battere forte i tasti. “Che fai, amore?”

“I’m writing.” Duh, mommy.

“Sto scrivendo.” Ma sei scema, Mamma?

“What are you writing?”

“Cosa scrivi?”

“A rainbow. A rainbows of colors.” Then suddenly, “Mommy, a truck! A truck!”

Un arcobaleno. Un arcobaleno di colori.” E poi all’improvviso, “Mamma, un camion! Un camion!”

I nearly slammed on the brakes. Let’s just say I’m a vigilant driver, especially with my most precious goods in the car. But there was not even an ice cream truck in sight.

Per poco non schiacciavo il freno. Diciamo solo che sono un autista attento, soprattutto quando sto trasportando la merce più preziosa al mondo. Ma non c’era neanche un camioncino del gelato in vista.

“No, Mommy, in the computer! Trucks are coming out my computer!” And he mimicked that crashing, spitting, ear-splitting, heartbreaking noise that I hoped to never hear again, otherwise known as the death of the motherboard. Then silence.

“No, Mamma, nel computer! I camion stanno uscendo dal mio computer!” E ha replicato quel rumore: un’emissione, un patatrac così assordante, così straziante che speravo di non sentirlo mai più in tutta la mia vita, ovverosia la morte della scheda madre. Poi il silenzio.

“Are the trucks all out now?” I asked, turning onto the highway.

“Sono usciti tutti i camion?” gli ho chiesto, imboccando l’autostrada.

“Oh yes. Now I can write again.”

“Sì sì. Adesso posso scrivere di nuovo.”

2 comments:

  1. eh, mi dispiace, immagino cosa tu abbia sentito nell'istante in cui hai visto il tuo computer "andarsene".

    ma adesso...(entrambi!) potete scrivere di nuovo :)

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  2. Grazie! Come diventiamo assuefatti, vero?

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