Adesso che ho la mia voce (in italiano) e il mio editore (in Italia), e entrambi i miei bambini a scuola, ho avuto il lusso di scrivere un romanzo in un arco di tempo normale e osservare il mio processo creativo dall’inizio alla fine. Lo metto nero su bianco per me, ma potrebbe anche interessare a qualche altro creativo, non si sa mai.
Now that I have my voice (in Italian) and my publisher (in Italy), and both my kids are at school, I’ve had the luxury of writing a novel within a normal timeframe and observing my creative process from beginning to end. I’ll jot it down for my own benefit, but it might be of interest to other creatives, you never know.
1) L’ispirazione per una storia (ma lo stesso vale per un articolo) mi arriva in un momento del tutto banale, magari mentre sto andando al supermercato. Ciò che la distingue da un pensiero passeggero è il senso di responsabilità che la accompagna. Cerco di spazzarla via ma l’idea continua a pippiare nella mente come un ragù a fuoco lento finché non emerge il suo senso più profondo e non posso più ignorarla.
1) The inspiration for a story (but it’s the same for an article) comes to me in a totally trivial moment, perhaps on the way to the supermarket. What makes it feel different from a fleeting thought is a sense of responsibility that comes with it. I try to wave it away but the idea keeps simmering away like a bolognaise sauce in the back of my mind until its deeper meaning arises and I can no longer ignore it.
2) Obbedisco. Comincio a raccogliere il materiale necessario – episodi di storia, miti, ricordi, ecc. – che si incastrano in modo del tutto inaspettato. Prendo appunti come un detective, ma ci vuole tempo per maturare un’intera trama. Per quanto riguarda la struttura narrativa sono un vero secchione, una cacacazzo insopportabile. Non farmi incominciare.
2) I obey. I start gathering the necessary material – moments in history, myths, memories, etc. – which then fit together in surprising ways. I take notes like a detective, but it takes time to build an entire plot. As for narrative structure, I’m a total nerd, a complete pain in the butt. Don’t get me started.
3) Avere lo scheletro del romanzo mi rassicura ma non mi basta per scrivere il primo capitolo: devo prima camminare. I due emisferi del mio cervello devono parlarsi cineticamente. Braccio destro gamba sinistra, braccio sinistro gamba destra, logica e follia, intelletto e fantasia. Scattando come un passero per il parco dietro casa, le idee scorrono libere e nitide: la fisionomia dei personaggi, le loro voci, i rumori odori colori dei luoghi. Le parole iniziano a premere con urgenza come una vescica piena finché non arrivo a casa per annotarle furiosamente in un quaderno.
3) Having the skeleton of the novel is reassuring but it’s not enough for me to start writing the first chapter: first I have to walk. The two hemispheres of my brain have to talk to each other kinetically. Right arm left leg, left arm right leg, logic and madness, intellect and imagination. Darting like a sparrow through the park behind my house, the ideas flow with crystal clarity: the physical features of the characters, their voices, the sounds smells colors of the settings. The words become urgent, pressing on me like a full bladder until I can get home to furiously jot them down in a notebook.
4) Segue la fase più imbarazzante del mio processo creativo. In base a quegli appunti quasi illeggibili, mi abbandono a un flusso di coscienza per abbozzare l’intera scena nei minimi dettagli. Uso frasi spezzate e sgrammaticate, costellate di parole in inglese o napoletano o una mia lingua inventata. Il computer disapprova col rosso e blu, lo schermo è una bandiera americana. Ma la velocità di battitura è indispensabile se voglio catturare e ordinare le idee che svolazzano caotiche e delicate come farfalle, se voglio concretizzare sulla pagina il film che mi sono fatto in testa. Insieme ai personaggi mi agito, mi commuovo, lo schermo si liquefa. Infine ciò che ho davanti è la pagina di un diario adolescenziale, stupida e melodrammatica.
4) Next comes the most embarrassing phase of my creative process. Using those practically illegible notes, I sketch out the entire scene in detail in a stream of consciousness. I use broken sentences riddled with poor grammar and words in English, Neapolitan or my own invented language. The computer disapproves in red and blue, the screen looks like the American flag. But fast typing is essential if I want to catch and organize the ideas fluttering with the delicate chaos of butterflies, if I want to make the movie in my head a reality on the page. Along with the characters I become agitated or moved to tears, the screen turns to liquid. At the end what I have before me is an entry in a teenager’s diary, silly and over the top.
5) Ma ora che viene il bello. Piano piano ripulisco la scena come una serva nella stanza del re. Cestino le sciocchezze, lustro le superfici, profumo l’aria, lucido i gioielli. I sostantivi, aggettivi, verbi sono pietre preziose nelle mie mani che soppeso e scelgo come una bambina che gioca a fare il gioielliere. Ma non ho carta bianca. Dopotutto sono un’intrusa, una persona di basso rango che deve stare zitta, tendere l’orecchio. Shhh, ascolta. C’è una canzone messa a bassissimo volume e il mio compito è quello di ascoltarla segnando tutte le note, rispettando il ritmo. Non capto bene ogni frase, almeno non subito, a volte mi devo alzare per fare un thè e entrando in un’altra stanza il cervello si riassetta. Quella musica continua a suonare anche quando vado a prendere i figli all'uscita della scuola, o lavo i piatti, o dormo. L’alba è oro e il mio quaderno sempre a portata di mano. So di aver terminato il capitolo quando mi esce una risata di gioia.
5) But now comes the fun part. I carefully clean up the scene like a maid in the king’s boudoir. I toss out the nonsense, wipe the surfaces, scent the air, polish the jewels. In my hands all those nouns, adjectives and verbs are precious stones that I can pick and choose from like a little girl pretending to be a jeweller. But I don’t have free rein. After all, I’m an intruder, a person of low rank who must be quiet, keep an ear out. Shhh, listen. There’s a song turned down really low and it’s my job to hear it and write down all the notes, the rhythm. I’m not able to catch every sentence, at least not immediately; sometimes I need to get up to make myself some tea and just by going through a doorway my brain resets itself. The music keeps playing even when I do the school pick-up or wash dishes or sleep. Sunrise is pure gold, and my notebook is always within arm’s reach. I know I’m done with a chapter when I laugh with joy.