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Non dormo la notte perché penso allo spazio. Non nel senso dell’universo sconfinato, che mi turba comunque parecchio, ma lo spazio che lo scrittore dovrebbe lasciare al lettore. Cioè, è meglio in un romanzo portare per mano il lettore, renderlo partecipe di tutti gli alti e bassi col rischio di soffocarlo, scrivendo “Per l’emozione non toccai cibo, nonostante il timore di offendere la padrona di casa”? Oppure è meglio scrivere in maniera più elegante ed enigmatica, col rischio di creare confusione, “Lasciai le polpette sul piatto”? Riflessioni sui generi letterari che portano inevitabilmente a riflessioni sul genere, sul classico divario tra il modo in cui le donne e gli uomini si esprimono. E chi dorme più?
I can’t sleep at night because I start thinking about space. Not space as in the boundless universe, which freaks me out too, but the space that a writer should give to the reader. That is, is it better to take the reader by the hand, involve them in all the ups and downs at the risk of smothering them by saying, “I was too shaken to eat a thing, despite fearing I would offend the hostess”? Or is it better to write more elegantly and enigmatically, at the risk of confusing the reader, “I left the meatballs on my plate”? Such thoughts relating to literary genres inevitably lead to thoughts about gender, the classic divide between the way women and men communicate. And how am I going to get to sleep now?
Noi mamme cerchiamo di insegnare ai figli piccoli, martellandogliela in testa, la necessità di interrogarsi per individuare i propri sentimenti e di esprimerli all’amico col cuore in mano. Non si picchia, non si morde: si parla. Noi donne abbiamo perfezionato l’arte della comunicazione empatica: ci raccontiamo certe cose! Ma chiunque abbia mai vissuto con un uomo sa che lui, rientrando ad esempio dopo una giornata di lavoro, ha bisogno dei suoi spazi. E magari una birra.
We moms try to teach our little ones, by beating it into them, how important it is to dig deep inside and name your feelings so that you can express them to a friend with your heart on your sleeve. No hitting, no biting: use your words. We women have perfected the art of empathetic communication: oh, if you were a fly on the wall when we get together! But whoever has ever lived with a man will tell you that what he needs, say, after coming home from work, is his space. And maybe a beer.
Quanto invidio gli uomini. Lo spazio maschile lo immagino come il viaggio dell’astronauta, un’avventura nell’ignoto, in un luogo aperto a mille possibilità, mille domande, mille invenzioni. Lo spazio come ellissi, i tre puntini prima del Big Bang; lo spazio come potenzialità, inquietudine, la forza motrice dell’universo. L’uomo sa istintivamente che se dici troppo hai giocato tutte le tue carte, che pronunciare parole può anche depotenziarti. Capisce il potere del silenzio.
How I envy men. I picture what a man does with his space as what an astronaut does venturing into the unknown, into a place open to a thousand possibilities, a thousand questions, a thousand inventions. Space as ellipsis, the three dots before the Big Bang; space as potential, restlessness, the driving force of the universe. Men know instinctively that if you say too much you’ve played all your cards, that uttering words can also weaken you. They understand the power of silence.
A me risulta (ma potrei anche sbagliarmi) che in Italia vengano svalutati i romanzi dove gli stati interiori dei personaggi sono così ben sbudellati da far sì che il lettore non possa più prendere le distanze necessarie per sperimentare le proprie reazioni e trarre le proprie conclusioni. Libri così non sono abbastanza simbolici, si dice, e quindi non incidono nella mente del lettore, non sono duraturi. Nonostante siano bestsellers o candidati a premi letterari, non sono letteratura. E come dargli torto?
It seems to me (but I could be wrong) that critics in Italy don’t think much of novels where the characters’ inner lives are so well dissected that the reader can no longer distance themselves enough to experience their own reactions and draw their own conclusions. Books like these are not symbolic enough, they say, and therefore don’t leave a mark on the reader’s mind nor on the times. Even if they’re bestsellers or have been nominated for literary awards, they’re not literature. It’s hard to disagree.
Però gli stessi critici ammettono, con una certa vergogna, che questi scorrevoli romanzi li hanno divorati. Divorati come si divora un intero pacco di unte patatine, ma soltanto perché trasportati controvoglia dall’autore, perché la gola gli ha fatto perdere il senso della misura, il senso di sé. Si sentono come violentati dalle emozioni altrui, scaraventati in un mondo trash da reality show, coinvolti emotivamente contro la propria volontà. Un’abbuffata di cui pentirsi, come il sesso senza amore, una lettura che non nutre l’anima.
But these very same critics admit, with some shame, that these novels were so engaging that they devoured them. Devoured like the way you demolish a pack of greasy potato chips, but only because their hands were tied by the author, because gluttony made them lose their sense of proportion, their sense of self. They feel almost raped by other people’s emotions, thrown into a trashy reality TV show, emotionally involved against their will. They pigged out and now regret it. Like sex without love, such books don’t feed the soul.
Eppure ho l’impressione che, se ad accorciare indecorosamente le distanze è stato uno scrittore maschio, si tolleri di più. Non so. In ogni caso, non potrebbero essere validi tutti e due gli stili di comunicazione nello stesso libro? Il yin e il yang, una danza tra il detto e il non detto? Avvicinarsi e allontanarsi, come sul filo precario del dormiveglia. Sapere quando parlare, e quando tacere.
And yet I get the impression that there’s more lenience if the writer who got so indecently close to the reader was a man. I’m not sure. In any case, couldn’t both of these communication styles be valuable within the same book? Yin and yang, a dance between the spoken and the unspoken? Moving in close and moving away, balancing on the thin line between wakefulness and sleep. Knowing when to speak, and when to be still.
Hi Heddi - well you made me work for that - but it was beautifully written, even with the help of Google translate, and as you know, mistranslations have their own kind of beauty.
ReplyDeleteHaha! So true, and I'm touched that you went to the trouble. I hope you'll have a look at 'my' English version, which might be slightly better :)
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