Wednesday, December 23, 2015

L.O.V.E.


The people I like to hang out with are those who don’t have it all figured out. Otherwise, what would we have to talk about?

Le persone che mi piace frequentare sono quelle che non hanno capito tutto della vita. Altrimenti di cosa mai potremmo discutere?

In the same way, the stuff I like to write about are the things I don’t understand. Dormant volcanoes. Aggressive women. Romantic love. If I were smarter, I’d probably write about black holes.

Allo stesso modo, ciò di cui mi piace scrivere sono proprio quelle cose che non capisco. I vulcani inattivi. Le donne aggressive. L’amore romantico. Se fossi più intelligente, probabilmente scriverei dei buchi neri.

Romantic love is not like other kinds of love. The way you love your kids, your parents, your siblings – that’s all just so simple, at least in my middle-class, and in many ways privileged, experience. But that fiery love because two unrelated adults, those blurred lines between friendship and hatred, all these dreams tangled up, all the words that go unsaid – now that’s some complicated shit.

La passione non è come altri generi di amore. Quello che provi per i figli, i genitori, i fratelli – è tutto così semplice, almeno nella mia esperienza borghese e per molti versi privilegiata. Ma quell’amore fuocoso tra due adulti estranei, quelle linee sfocate tra l’amicizie e l’odio, tutti quei sogni aggrovigliati, tutte le parole non dette – ecco una roba davvero complicata.

What is romantic love? I’m still working on it but here are a few of my hypotheses, and I’d love to know what you think:

Che cos’è l’amore romantico? Ci sto ancora lavorando ma ecco alcune delle mie ipotesi e vorrei tanto sapere che ne pensi tu:

1. Love is real. Everything else is mere distraction.

1. L’amore è vero. Tutto il resto è solo distrazione.

2. Love is real but has little relevance in everyday life.

2. L’amore esiste ma ha poca importanza nella vita quotidiana.

3. Love is a biological trick to make us have babies.

3. L’amore è un tranello biologico per farci fare i bambini.

4. Love is a fire you have to keep stoking.

4. L’amore è un fuoco che bisogna continuamente attizzare.

5. Love is a drug.

5. L’amore è una droga.

All I know for sure is that passionate love is a highly inappropriate Christmas topic and that I probably should have written about butter cookies with red icing. But as it turns out once again this year, I know very little about that too.
 
L’unica cosa che so di sicuro è che la passione è un argomento estremamente inopportuno sotto Natale, e che avrei dovuto scrivere piuttosto sui biscotti al burro con la glassa rossa. Ma come risulta di nuovo quest’anno, questa è un’altra cosa di cui ho capito ben poco.

Friday, December 11, 2015

On finding and losing my voice


Recently I wrote a short story, possibly the best thing I’ve ever written. At forty-four I’ve finally found my voice, my style. It’s not just about finding my voice but recognizing it and being able to break it down to its unique pauses, punctuation and metaphors.

Ultimamente ho scritto un racconto, forse la cosa più bella che abbia mai scritto. A quarantaquattro anni, ho finalmente trovato la mia voce, il mio stile. Non è soltanto questione di trovare la voce ma di riconoscerla e di poterla analizzare, nelle pause, la punteggiatura, le metafore.

So excited was I that I literally started to sing, to my sons’ chagrin – singing everywhere: in the shower, in the kitchen, in the car with the windows rolled down. Everybody knows, and hopefully those passers-by too, that to hone your voice you have to practice.

Ero così emozionata che mi sono messa letteralmente a cantare, con il disappunto dei miei figli – cantare ovunque: sotto la doccia, in cucina, in macchina con i finestrini abbassati. Tutti sanno, e spero che lo sappiano pure quei passanti, che per affinare la voce bisogna esercitarsi.

Some might say that I found my inner voice and thus lost my outer one. Others might say that, because I sang sad songs at Christmas time, the devil entered my body through my throat. Whatever the cause, I ended up with strep throat. It was hideous, like razors in your throat that take away your will to eat, swallow, even yell at the kids.

Alcuni diranno che trovando la mia voce interiore ho perso quella esteriore. Altri diranno che, siccome ho cantato canzioni tristi sotto Natale, il diavolo è entrato nel mio corpo attraverso la gola. Qualunque sia il motivo, mi sono presa una bella faringite da streptococco. È stata orrenda, come rasoi nella gola che ti tolgono la voglia di mangiare, di deglutire, perfino di urlare ai bambini.

People often tell me that my eldest boy, at seven, still speaks in the idiosyncratic and totally charming way that he dresses. For example, the other night he said to me, “You see, Mamma? I found out the way to sleep.” But it’s not really his own cool version of English: it’s him translating from Italian. He was trying to say Ho trovato/scoperto il modo per dormire.

Spesso la gente mi dice che mio figlio maggiore, a sette anni, parla ancora nel modo idiosincratico ed incantevole in cui si veste. Per esempio, l’altra sera mi ha detto, “You see, Mamma? I found out the way to sleep.” Ma questo non è veramente una sua fichissima versione dell’inglese bensì una traduzione dall’italiano. Stava cercando di dire “Ho trovato/scoperto il modo per dormire.”

In the same way, I’ve realized – during my feverish delirium reading Il volo della martora – that my own voice is colored by my decade wising up in Naples. For instance, here’s an expression from my recent story which has struck a couple of readers with its uniqueness: “the pigeons [took] flight and…I felt the breath of those wings all around me.” But that lovely breath is simply borrowed from the Italian alito, a literary but not uncommon metaphor. Who knows how many more Italian commonplace expressions are hiding in my originality.

Allo stesso modo, mi sono resa conto – durante il delirio febbrile in cui leggevo Il volo della martora – che la mia voce è colorata dal decennio che ho trascorso a scetarmi a Napoli. Ad esempio, ecco un’espressione dal mio racconto recente che ha colpito qualche lettore con la sua singolarità: “the pigeons [took] flight and…I felt the breath of those wings all around me.” Ma quel simpatico breath è semplicemente preso dall’italiano alito, una metafora letteraria ma non insolita. Chissà quanti altri luoghi comuni italiani si nascondano nella mia originalità.

But I don’t mind. I like being this linguistic hybrid that I’ve become. I like using ridiculously compound sentences at the top of my lungs, and singing to high heaven – even if it does mean I get strep. Because my inner voice is something that no one – no bacteria – can take away.

Ma non fa niente. Mi piace essere l’ibrido linguistico che sono diventata. Mi piace usare periodi lunghissimi a squarciagola e cantare per spaccare il cielo – anche col rischio di beccarmi un mal di gola da streptococco. Perché la mia voce interiore è qualcosa che nessuno – e nessun batterio – può togliere. 

Tuesday, December 1, 2015

Empty space



Image by TheBrokenInAGlory (from Wikipedia)
One of the things that fascinate and challenge me as a wannabe writer is empty space. Not the empty page, not writer’s block, because full-time moms who write in the middle of the night can’t afford such luxuries. But the empty space that you leave for the reader’s own imagination. Saying just enough, but not too much.

Una delle cose che mi affascinano e che mi stimolano come scrittrice aspirante è lo spazio vuoto. Non la pagina vuota, non il blocco dello scrittore, perché le mamme a tempo pieno che scrivono a notte fonda non si possono permettere tali lussi. Ma dico lo spazio vuoto che uno lascia alla fantasia del lettore. Cioè il dire abbastanza ma non dire troppo.

I get frustrated when a book or movie I’m engaged in builds me up to a first kiss between two people and then skims over it or zooms out. I’m one of those people who want to know what a first kiss actually feels like and tastes like to the writer or director, so that I can explore our shared humanity – or our individuality. So when I write I like to delve into that kind of gritty detail.

Mi sento frustrata quando un libro o un film che mi coinvolge, arrivato il momento fatidico del primo bacio tra i due personaggi, lo sfiora appena o addirittura zuma all’indietro. Io sono una di quelle persone che vogliono conoscere da vicino l’esperienza emotiva e gustativa del primo bacio di uno scrittore o un regista, in modo tale da poter riflettere sulla nostra comune umanità – o sulla nostra individualità. Allora quando scrivo mi piace immergermi in simili dettagli, nudi e crudi.

But in other areas I try to practice empty space. After bombarding my reader with descriptions – of first kisses, winding streets, roasting peppers – I try to pull back and let the reader feel what they feel, and not what I tell them to feel. Sometimes less is more.

Ma in altri casi mi esercito a creare lo spazio vuoto. Dopo aver bombardato il mio lettore di descrizioni – di primi baci, di strade serpeggianti, di peperoni arrostiti – cerco di trattenermi e lasciare che il lettore senta quello che sente, e non quello che gli dico io di sentire. A volte meno vuol dire di più.

One basic way is to wrap up a scene with a line of dialogue, such as: “Who’s that?” “Just a friend.” Although I make no further comment, the reader might feel the lie in those words just a friend, or perhaps experience tension or pride or something else that I haven’t even imagined. Just as there are a thousand different ways to write something, there are a thousands different ways to write nothing.

Un modo semplicissimo per farlo è concludere una scena con una battuta di dialogo, per esempio: “Chi è?” “Soltanto un amico.” Nonostante non faccio nessun altro commento, il lettore potrebbe percepire la bugia in quelle parole soltanto un amico, o magari provare tensione o fierezza o qualche altra emozione che non ho nemmeno previsto. Proprio come ci sono mille modi diversi per scrivere qualcosa, ci sono mille modi diversi per scrivere niente.

It’s a dance between writer and reader surely written about in a whole bunch of books on creative writing that I’ve never read. It’s that tango that reminds me I’m not truly alone at the computer at night.

È un ballo tra scrittore e lettore che è sicuramente descritto in un sacco di libri sulla scrittura creativa che non ho mai letto. È quel tango che mi ricorda che non sono ineffetti sola al computer di notte.

But it’s also more than that, than just creating room for imagination. To me, it’s the magic that happens not in the words but in the lines between the words. Although words have led you there, it’s a place beyond language. It’s a delicious silence, an electric spark that you can see and feel for just a fraction of a second but that you’ve been waiting for all day, all year, maybe even longer. It’s that nearly invisible thread where the sea meets the sky – it looks like nothing but, if you’re lucky and if the conditions are just right, it is there that you might see the dying sun squeezed into a tiny drop of green light.

Ma non si ferma là, allo spazio che lo scrittore dà all’immaginazione del lettore. Secondo me, è la magia che succede non nelle parole ma nelle righe tra le parole. Anche se le parole ti ci hanno portato, è un posto al di là del linguaggio. È un silenzio delizioso, una scintilla elettrica che puoi vedere e sentire solo per una frazione di secondo ma che hai aspettato tutto il giorno per vedere, tutto l’anno, forse anche più a lungo. È quel filo quasi invisibile dove il mare s’incontra col cielo – non sembra niente di che, ma se sei fortunato e le condizioni sono giuste, è lì che potresti vedere il sole morente compresso in una minuscola goccia di luce verde.