Saturday, December 20, 2014

Yelling in Italian Part 1


(from Zazzle Apparel)
Italians yell. It’s not because they’re pissed off. They yell because the wine is incredible. Because Italian politicians suck. Because it’s an exceptionally hot day. Because some people just don’t know how to park on a sidewalk. Because you need to finish your cutlet or you’ll waste away.

Gli italiani gridano. Non perché sono incazzati. Gridano perché il vino è strabiliante. Perché i politici italiani fanno schifo. Perché è  una giornata particolarmente calda. Perché c’è gente che non sa proprio parcheggiare la macchina sul marciapiede. Perché devi finire di mangiare la cotoletta che se no deperisci.

The other day I was looking after my friend’s kid for the day—a marathon of patience getting him and my two (bilingual) boys in the car, to the museum and then back to the car in one piece. On the drive back, I bribed them with strawberries (“fragole”), relieved only that I couldn’t turn around to see what they were doing with them.

L’altro giorno badavo al figlio di una mia amica—una maratona di pazienza a mettere lui e i miei due maschietti (bilingui) in macchina, portarli al museo e poi rimetterli tutti intatti in macchina. Durante il viaggio di ritorno, li ho ricattati con le fragole, contenta solo di non potermi girare per vedere che cosa ci facevano.

But I got away with it: the car wasn’t more than the usual dump. “Boys,” I said, getting out, “before you go inside, can you please pick up the strawberry bits on the floor of the car?”

Ma alla fine l’ho fatta franca: la macchina non era altro che la solita discarica ambulante. “Ragzzi,” ho detto uscendo, “prima di entrare in casa, potreste raccogliere quei pezzetti di fragola caduti per terra in macchina?”

My eldest son said, “, Mamma,” but my friend’s son, Jake, said, “No.” And he ran back up the driveway.

Mio figlio più grande ha detto, “Sì, Mamma,” ma Jake—il figlio della mia amica—mi ha fatto, “No.” Ed è corso su per il viale di accesso.

I put down my bag and followed him. “It’s easy, really. Just put them into this plastic container and then we can go inside and watch a movie.”

Ho poggiato la mia borsa e l’ho seguito. “È facile, davvero. Basta metterli in questo contenitore di plastica e poi entriamo tutti in casa a vedere un film.”

“No. N-O spells no.”

“No. Si scrive N-O.”

The baby started crying. My other son was tossing everything out of my bag onto the concrete.

Il bimbo si è messo a piangere. L’altro mio figlio rovistava tra la mia borsa, buttando tutto sul cemento.

“Well, who’s going to clean up the car then?”

“Be’ allora, chi pulisce la macchina?”

“You!”

“Tu!”

“Where are the chiavi?” my boy growled, looking for the keys.

Where are the chiavi?” brontolava mio figlio.

 I turned back to Jake. “What, are you the king and I’m your slave?”

Mi sono di nuovo rivolta a Jake. “Macché, tu sareste il re e io la tua schiava?”

“I’m the boss of you!”

“Io sono il tuo capo!”

Sometimes I get hot flashes that don’t quite seem hormonal but that might not be just sleep deprivation either. “I’m about to get really angry, Jake. You don’t want me to yell, do you?”

A volte mi vengono delle vampate di calore che non mi sembrano esattamente ormonali ma che forse non sono neppure dovute a una semplice carenza di sonno. “Ora mi arrabbio sul serio, Jake. Mica vuoi che mi metta a gridare?”

Jake hid behind the bushes. He suddenly looked really little. Five. Years. Old. And probably missing his mommy.

Jake si è nascosto dietro i cespugli. All’improvviso mi è parso davvero piccolo. Cinque. Anni. Soltanto. E probabilmente gli mancava la sua mammina.

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