Sunday, December 28, 2014

Yelling in Italian Part 2


(con't)

I really needed to lighten the mood. “I mean, you don’t want me to yell at you in Italian, do you?” I expected him to find this funny. If I yelled in Italian, I couldn’t possibly be angry.

Dovevo assolutamente alleggerire l’atmosfera. “Cioè, volevo dire, non vuoi mica che mi metta a gridare in italiano?” Mi aspettavo che lo trovasse divertente. Se gridavo in italiano, non potevo certo essere arrabbiata.

But then I remembered something from my childhood. A girlfriend and I ganged up on another friend of ours, who lived in the same building. I think her name was Lidia, and she was Italian. I can’t remember what rude thing we did to her and why, but a few days later my girlfriend and I ran into Lidia’s mother on the landing. She stood in the doorway beside poor Lidia, wearing an apron and—I could almost swear—brandishing a wooden spoon, and she was yelling at us in supersonic, ear-splitting Italian.

Ma poi mi è venuto in mente un episodio della mia infanzia. Io e la mia amica facemmo comunella contro un’altra nostra amica che viveva nella stessa palazzina. Credo si chiamasse Lidia, ed era italiana. Non mi ricordo quale cafonata le facemmo o il perchè, ma alcuni giorni dopo io e la mia amica ci imbattemmo nella mamma di Lidia sul pianerottolo. Stava là piazzata nel vano della porta accanto alla povera Lidia, indossava un grembiule e—potrei quasi giurarlo—impugnava un cucchiaio di legno, e ci urlava in un italiano supersonico e assordante.

And boy, was she pissed off. We had offended her own flesh and blood. She threw words at us and then more words without stopping for a breath for what felt like an eternity, and my friend and I just stood there with gaping mouths, paralyzed with horror and guilt. I had never been so shocked and afraid in all my nine years on this planet.

Cavolo, era incazzata nera. Avevamo offeso il suo sangue. Ci lanciò parole e poi ancora parole, senza fermarsi per respirare, per un tempo mi parve un’eternità, e io e la mia amica restammo lì con la bocca spalancata, paralizzate dall’orrore e dai rimorsi. Non ero mai stata così sconvolta e impaurita in tutti i miei nove anni di vita.

So I thought it was best not to traumatize a little boy cowering behind the bushes while he his mommy was gone for the day. “Well,” I said, “the container’s here if you change your mind.” He did change his mind. And so did I.
 
Allora mi sembrava meglio non traumatizzare un ragazzino ritiratosi dietro i cespugli mentre la sua mamma era fuori per tutta la giornata. “Beh’,” ho detto,“ecco il contenitore se cambi idea.”E infatti ha cambiato idea. E anch’io.

Saturday, December 20, 2014

Yelling in Italian Part 1


(from Zazzle Apparel)
Italians yell. It’s not because they’re pissed off. They yell because the wine is incredible. Because Italian politicians suck. Because it’s an exceptionally hot day. Because some people just don’t know how to park on a sidewalk. Because you need to finish your cutlet or you’ll waste away.

Gli italiani gridano. Non perché sono incazzati. Gridano perché il vino è strabiliante. Perché i politici italiani fanno schifo. Perché è  una giornata particolarmente calda. Perché c’è gente che non sa proprio parcheggiare la macchina sul marciapiede. Perché devi finire di mangiare la cotoletta che se no deperisci.

The other day I was looking after my friend’s kid for the day—a marathon of patience getting him and my two (bilingual) boys in the car, to the museum and then back to the car in one piece. On the drive back, I bribed them with strawberries (“fragole”), relieved only that I couldn’t turn around to see what they were doing with them.

L’altro giorno badavo al figlio di una mia amica—una maratona di pazienza a mettere lui e i miei due maschietti (bilingui) in macchina, portarli al museo e poi rimetterli tutti intatti in macchina. Durante il viaggio di ritorno, li ho ricattati con le fragole, contenta solo di non potermi girare per vedere che cosa ci facevano.

But I got away with it: the car wasn’t more than the usual dump. “Boys,” I said, getting out, “before you go inside, can you please pick up the strawberry bits on the floor of the car?”

Ma alla fine l’ho fatta franca: la macchina non era altro che la solita discarica ambulante. “Ragzzi,” ho detto uscendo, “prima di entrare in casa, potreste raccogliere quei pezzetti di fragola caduti per terra in macchina?”

My eldest son said, “, Mamma,” but my friend’s son, Jake, said, “No.” And he ran back up the driveway.

Mio figlio più grande ha detto, “Sì, Mamma,” ma Jake—il figlio della mia amica—mi ha fatto, “No.” Ed è corso su per il viale di accesso.

I put down my bag and followed him. “It’s easy, really. Just put them into this plastic container and then we can go inside and watch a movie.”

Ho poggiato la mia borsa e l’ho seguito. “È facile, davvero. Basta metterli in questo contenitore di plastica e poi entriamo tutti in casa a vedere un film.”

“No. N-O spells no.”

“No. Si scrive N-O.”

The baby started crying. My other son was tossing everything out of my bag onto the concrete.

Il bimbo si è messo a piangere. L’altro mio figlio rovistava tra la mia borsa, buttando tutto sul cemento.

“Well, who’s going to clean up the car then?”

“Be’ allora, chi pulisce la macchina?”

“You!”

“Tu!”

“Where are the chiavi?” my boy growled, looking for the keys.

Where are the chiavi?” brontolava mio figlio.

 I turned back to Jake. “What, are you the king and I’m your slave?”

Mi sono di nuovo rivolta a Jake. “Macché, tu sareste il re e io la tua schiava?”

“I’m the boss of you!”

“Io sono il tuo capo!”

Sometimes I get hot flashes that don’t quite seem hormonal but that might not be just sleep deprivation either. “I’m about to get really angry, Jake. You don’t want me to yell, do you?”

A volte mi vengono delle vampate di calore che non mi sembrano esattamente ormonali ma che forse non sono neppure dovute a una semplice carenza di sonno. “Ora mi arrabbio sul serio, Jake. Mica vuoi che mi metta a gridare?”

Jake hid behind the bushes. He suddenly looked really little. Five. Years. Old. And probably missing his mommy.

Jake si è nascosto dietro i cespugli. All’improvviso mi è parso davvero piccolo. Cinque. Anni. Soltanto. E probabilmente gli mancava la sua mammina.

Friday, December 12, 2014

First poem in five years




Where did our dream go?
Lost with that purple sock in the spin cycle,
while just trying to keep it company.
Caught in the screen on its way out,
a powder moth driven towards the night.
The spoon took it spiralling down my tea,
drowned in too much honey.

Dov’è andato il nostro sogno?
Smarrito insieme al calzino viola nella centrifuga,
volendo solo fargli compagnia.
Impigliato nella zanzariera mentre usciva,
una falena di polvere spinta verso la notte.
Il cucchiaino l’ha girato a mulinello,
affogandolo nel troppo miele.

Where did my dream go?
It was right there in my bare hands,
but then the wind picked up.
I lost sight of it scrambling over the dunes,
far off the designated path.
I dropped it in a too deep sleep,
and it dissolved into the starry ocean.

Dov’è andato il mio sogno?
Era propio qui nelle mie mani nude,
ma poi si è alzato il vento.
L’ho perso inerpicandomi sulle dune,
lontano dal sentiero designato.
L’ho fatto cadere in un sogno troppo profondo,
e si è sciolto nell’oceano stellato.